Captazione delle sorgenti

progetto rosalbaIl progetto ROSALBA, però, sembrò essere un'utopia e quindi impossibile a realizzarsi, ma era l'unico valido per la soluzione dell'importante problema, come poi è avvenuto. Vi furono altre deliberazioni ed altre decisioni da parte degli Enti interessati, ma proprio la presentazione di altri progetti, altri calcoli, altre previsioni, le lotte professionali tra i vari tecnici impegnati nella soluzione del problema, avevano portato la pratica in un vicolo cieco. Dopo oltre vent'anni da quando era apparso il progetto ROSALBA, e proprio nel 1886/87 giunse all'Amministrazione Provinciale di Bari un altro progetto, quello dell'ingegnere Francesco Zampari, possessore di un vistoso patrimonio, il quale, ispirandosi alla concezione ROSALBA, trovò che l'unica soluzione logica fosse quella di captare le acque del Sele e fece tutto da sè.
Infatti il 23 maggio del 1888 il Comune di Caposele, con istrumento per notar Corona, vendeva al cav. ing. F. Zampari le sorgenti del Sele per 500mila lire, con patto che laddove entro termine di trenta mesi i lavori del costruendo acquedotto non avessero avuto inizio, rimaneva in facoltà del Comune di sciogliere l'atto di cessione con la sola scadenza del termine e senza obbligo di messa in mora, riservandosi, lo Zampari, il solo diritto di versare la somma pattuita all'inizio della domanda di rescissione per evitarne gli effetti".
Quella sera , dice il Santorelli, vi fu gran festa, suono di campane a distesa e sparo di mortaretti. Ma qualcuno dal vicino paese di Calabritto osservava: "Hannu vennuto e sonano!"
Il Cav. Zampari, forse boicottato da altri interessati, non mantenne fede agli impegni assunti e il Comune di Caposele lo convenne in giudizio per la rescissione del contratto.
Lo Stato con Legge 5 maggio 1901 n° 156, dispose la spesa di un milione di lire per il completamento dell'Acquedotto Pugliese e per l'accertamento dell'effettiva portata delle sorgenti di Caposele, dichiarando opere di pubblica utilità l'allacciamento di tutte le sorgenti che sgorgano nel territorio di Caposele e la costruzione della vasca di presa-carico.
Nel giudizio in corso, in quell'epoca, tra il Comune di Caposele e il cav. Zampari, intervenne anche lo Stato per l'interesse che Esso aveva di rimuovere qualsiasi ostacolo per l'inizio dei lavori dell'Acquedotto, in virtù di una Legge del 26 giugno 1902 n° 245, con la quale venne disposta la costruzione e l'esercizio dell'Acquedotto Pugliese attraverso in consorzio tra lo Stato e le province Pugliesi. A Pavoncelli, primo presidente di questo Consorzio, venne dedicata una lapide all'inizio della galleria, sulla quale , con riferimento alla grandiosità dell'opera ,è iscritto,tra l'altro"...di cui il Mondo non ricorda l'eguale". La vertenza tra il cav. Zampari e il Comune di Caposele fu composta bonariamente e fu conclusa con una transazione il 2 marzo 1905. Per effetto di questa convenzione lo Stato concedeva al Comune la somma di lire 700.000. Brano tratto dal libro di Vincenzo Malanga "Devi chiuderti nell'amore".
 
 
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